mercoledì 11 marzo 2015

Recensioni - "Le leggi del desiderio"


Scheda film

DATA USCITA: 26 febbraio 2015
GENERE: Commedia
ANNO: 2015
REGIA: Silvio Muccino
SCENEGGIATURA: Carla Vangelista, Silvio Muccino
ATTORI: Silvio Muccino, Nicole Grimaudo, Maurizio Mattioli, Carla Signoris, Paola Tiziana Cruciani, Luca Ward, Carlo Valli, Gianni Ferreri, Aurora Cancian, Vitalba Andrea, Giorgia Cardaci, Bebo Storti, Annamaria Giromella
FOTOGRAFIA: Federico Schlatter
MONTAGGIO: Luigi Mearelli
MUSICHE: Stefano Arnaldi
PRODUZIONE: Lotus Production
DISTRIBUZIONE: Medusa Film
PAESE: Italia
DURATA: 105 Min



INTRO

In un sabato sera qualunque di un febbraio che sia avvia  pigramente alla sua inevitabile conclusione, decido di andare al cinema e godermi la visione del nuovo film di Silvio Muccino “Le leggi del desiderio”, uscito nelle sale appena un paio di giorni prima.


“Una divertente commedia romantica è proprio quello che mi ci vuole in questo periodo” Mi ripeto.” Ho bisogno di ridere e sorridere, e se poi ci scappa qualche sana riflessione, sulla natura umana e le sue contorte sfumature, penso di avere  tutto da guadagnare.” Mi sembra il film giusto.

Mi sento già in ritardo, perché ne attendevo l’uscita da tanto tempo. Non solo perché apprezzo Silvio Muccino. Non solo perché la storia mi incuriosisce. Non solo perché il cast sono certa sia all’altezza delle mie aspettative. La comicità di Maurizio Mattioli e di Carla Signoris sono una garanzia secondo me. Ma, inutile girarci intorno, mi fiondo al cinema, soprattutto perchè la protagonista femminile è lei, Nicole Grimaudo, la mia attrice preferita tra le emergenti nel panorama italiano, che seguo con stima e ammirazione, da sempre. Non solo dai tempi di "Ris" e "Medicina Generale", quando adoravo i suoi personaggi:  il tenente Anna Giordano  e la caposala Anna Morelli. Ma da ancora prima, quando la vedevo per la prima volta nella serie “Questa casa non è un albergo”, e mi dicevo, questa ragazza secondo me si farà. E poi in seguito, quando tra varie fiction per la tv e film a grandi firme, come “Baaria” o “Mine vaganti”, mi rendevo conto di averci visto bene, dato che Nicole stava ottenendo continui e meritati riconoscimenti.
Ora, finalmente, un ruolo da protagonista. “ Evviva, Nicole !” mi dico “Finalmente avrai la consacrazione che ti meriti. E quando tutti ti esalteranno ancora più di ora, io sarò sempre in prima fila a fare il tifo per te. Orgogliosa di vederti salire sempre più in alto!” E di sentirmi un po’ lassù con te, come succede a tutti i fans sfegatati che sostengono il loro beniamino fin dai primi passi della sua carriera e continuano a farlo anche quando raggiungono i vertici.

Mi accomodo in platea. Niente coca cola e niente popcorn. Devo concentrarmi. E poi sono a dieta. Rovinerei in un secondo tutti i sacrifici della settimana. No. Non me lo posso permettere. Disattivo l’auricolare. Spengo il cellulare. Mi tolgo il giaccone. E smetto di parlare. Tutti zitti. Il film sta per cominciare.
Le luci si spengono. La proiezione inizia. E dopo le prime scene, dopo il balletto scatenato di un Muccino che mi sembra subito perfettamente credibile nel suo personaggio, intuisco subito che il mio sabato sera sarà esattamente come me l’ero immaginato. Rilassante e gratificante. E l’ottima colonna sonora del film diventerà il sottofondo per un ora e mezza di sano divertimento.


LA TRAMA E PERSONAGGI

Il protagonista di questa storia è Giovanni Canton (Silvio Muccino), un trainer emozionale, che nell’era del life-coaching, cerca di trasmettere al suo pubblico la convinzione che i desideri muovono il mondo e che esistono delle le tecniche per il raggiungimento di obiettivi sia nella sfera sentimentale che in quella lavorativa. In un’epoca di crisi profonda, sia dal punto di vista umano che sociale, Canton si rivolge in particolar modo a soggetti affetti  da problemi di insicurezza e mancanza di autostima. Agli impacciati e falliti di un’umanità amaramente sospesa a mezz’aria, suddivisa tra chi emerge e chi affonda, tra chi vince e chi perde. Così, tenta di insegnare a una folla in difficoltà, le suddette tecniche. Cercando di convincere tutti che amore, successo e potere, si possono ottenere se si riesce a modificare opportunamente il proprio essere e la propria realtà.
Canton è un uomo carismatico e di successo, che tra libri e convegni, conquista un grande pubblico ma ha anche numerosi detrattori che lo reputano un ciarlatano. Per dimostrare a questi ultimi la veridicità ed efficacia delle sue teorie, indice una selezione e sceglie tre soggetti sfortunati e con desideri da realizzare, che gli faranno da cavia per sei mesi, al termine dei quali dovranno raggiungere i propri obiettivi. L’intreccio si snoda sulle vicende di questi tre personaggi. Insoddisfatti. Infelici. Irrisolti. Canton, in quanto loro guida e maestro, cerca di cambiarli in tutti quegli aspetti del loro carattere e della loro esistenza che secondo lui non funzionano e sono da ostacolo alla loro felicità. Durante i sei mesi, però, chi risulterà essere più irrisolto sarà proprio Canton, che terminato il periodo, subirà una trasformazione intima ed esistenziale molto più profonda delle sue tre “cavie”.

Nicole Grimaudo è  Matilde, una ragazza impacciata, complessata e sottomessa, amante del suo capo che la usa, prendendosi gioco dei suoi sentimenti e facendole promesse che non ha alcuna intenzione di mantenere. Obiettivo: vivere un amore vero e crearsi una famiglia, magari con lui. Strategia: diventare sicura di sé nei rapporti con gli altri e imparare a dire “no”, quando serve, per ottenerne il rispetto.
Maurizio Mattioli è Ernesto, un sessantenne disoccupato che non  confessa alla moglie paralitica di aver perso il lavoro. Obiettivo: avere una possibilità di riscatto prima che lei se ne accorga. Strategia: modificare il modo di presentarsi e porsi di fronte agli altri.
Carla Signoris è Luciana, la segretaria di un vescovo, che vive una condizione di moglie e madre repressa, che scrive di nascosto libri erotici, celando una natura diametralmente opposta a quella palesata. Obiettivo: pubblicare il suo libro e diventare scrittrice di successo. Strategia: nascondere la vera identità dietro una maschera, che la mostra al pubblico in modo differente da quello che è nella sua quotidianità.

Durante i sei mesi, i tre seguiranno i consigli di Canton, ma a prescindere dal perseguimento o meno dei loro obiettivi, che ovviamente non sveliamo, non tutto andrà a finire come il loro mentore aveva preventivato. E gli imprevisti più sorprendenti riguarderanno proprio lui, che alla fine rimetterà in discussione sé stesso e la propria vita.


CONCLUSIONE

Quando iniziano a scorrere i titoli di coda, non lo nego, mi dispiace enormemente. Il film è stato al di sopra delle aspettative. Avrei voluto non finisse più. Perfettamente in linea con quello che mi aspetto da una commedia sentimentale, ho riso tantissimo, sorriso serenamente , mi sono commossa di fronte ai conflitti dell’animo e ai sentimenti e ho avuto modo di ragionare sul destino e su come a volte quando lo vuoi manovrare lo puoi si fare agendo su te stesso e indirizzando gli eventi dove vuoi tu, ma in certi frangenti devi sottostare alle sue regole perché è lui che finisce per manipolare te . 
Bravo Muccino, bravo davvero. A mio parere ha centrato l’obiettivo. Oltre ad essersi calato perfettamente nel suo personaggio, ci ha descritto in modo accattivante il contesto del life coaching (non nego che finirò presto in libreria a comprarmi qualche testo sull’argomento) e ci ha offerto vari spaccati di dramma esistenziale moderno addentrandosi alla perfezione nelle dinamiche comportamentali di chi in questa società fa fatica ad emergere. Gli interpreti sono stati perfetti. Maurizio Mattioli, esemplare come sempre, sia nel tratteggio comico del suo personaggio, sia nei suoi aspetti più controversi ed amari. Carla Signoris, esilarante, briosa, divertente e tenera allo stesso tempo, interpretando comunque un personaggio in difficoltà. Impossibile non sostenere entrambi nella loro ricerca della felicità. Un plauso anche ai personaggi secondari, Luca Ward e Paola Tiziana Cruciani, in primis, perfetti nelle loro vesti.
E sulla “mia” Nicole, che dire? semplicemente perfetta. E  non perché sono di parte, sia chiaro! Abituata a vederla più che altro in ruoli drammatici, la Grimaudo ha superato sé stessa interpretando un personaggio simpatico e dolce al contempo, evidenziando la sua grande espressività e capacità interpretativa, ma rivelando altresì una notevole vena comica che a mio parere la completa in modo decisivo, dopo aver dimostrato grandi capacità in ruoli seri e impegnati. Non ricordo di aver riso mai tanto al cinema quanto vedendo la scena della seduzione di Matilde, in improbabili vesti da vamp,  nei confronti del suo capo, audio guidata dal personaggio interpretato dalla Signoris, riconosciuta esperta nel campo. E il fragore delle risate in sala conferma che la mia opinione non è solo frutto della mia passione per l’attrice, ma un opinione ampiamente condivisa.  La sua Matilde è quello che deve essere.  Buffa. Impacciata. Sognatrice disillusa. All’inizio, una vera e propria “frana”, prima di evolversi a fine film. La critica l’ha definita come una sorta di “Bridget Jones” italiana. Ed effettivamente l’idea è quella. Con la sola aggiunta, e non è poco, che ad interpretarla, è lei. Semplicemente lei. Magistralmente, lei. Nicole Grimaudo. E qui si. Chiedo scusa e lo ammetto: sono vergognosamente di parte. Ma è stata stupenda. Davvero. Brava lei. E bravi tutti. Andatelo a vedere, questo film. Non ve ne pentirete.

Il mio sabato sera è andato alla grande. Se lo finisco a casa o in discoteca, fa poca differenza. Ho l’animo più leggero e so che da domani avrò una nuova chiave di lettura per indagare il mio intimo e i miei desideri.  E già! I miei desideri. Forse un modo c’è, per spingere il destino dove voglio io. Se sia una tecnica da studiare in un libro, o un qualcosa da tirare fuori da dentro, lo scoprirò soltanto vivendo. Ma una cosa è certa. Qualunque strada imboccherò, per far si che i miei desideri smuovano il mondo, dovrò in ogni caso credere fermamente in quello che sono e in quello che vorrò realizzare. Sennò non andrò da nessuna parte. E ovunque arriverò alla fine del viaggio, solo una cosa sarà certa durante il mio cammino. Il punto da cui sarò partita. Il punto da cui tutti dobbiamo partire. Sempre. Noi stessi. E quindi da lì ripartirò anch’io. Da me.   

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